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Chi siamo

Masseria Faraona nasce nel 2015, ma l’arte di produrre vino e la dedizione all’agricoltura di qualità hanno una storia più antica.

L’azienda è di proprietà della Famiglia Casillo, da sempre impegnata nel settore agroalimentare e oggi leader mondiale dell’attività molitoria di grano duro e tenero. È la terza generazione di mugnai a condurre questa imponente realtà coratina a partire dagli anni ’50.

La prima azienda agricola della Famiglia fu fondata da Vincenzo Casillo negli anni ’70 ed è lentamente e costantemente cresciuta grazie al duro lavoro e agli investimenti, che hanno trasversalmente interessato buona parte delle coltivazioni del territorio murgiano. Legati dall’amore per la propria terra e per l’agricoltura, i fratelli Casillo hanno sempre avuto l’obiettivo di far accrescere la notorietà dell’Alta Murgia grazie alle coltivazioni che esaltano al meglio il territorio.

Un giovane Vincenzo Casillo
Un giovane Vincenzo Casillo
Vincenzo Casillo
Vincenzo Casillo

Alla fine degli anni ’90 è stata acquistata Masseria Faraona, che prende il nome dal suo precedente proprietario, un uomo di origini campane che dedicò la sua vita al servizio militare e decise di godere la sua anzianità proprio nella Murgia, circondato dalla bellezza paesaggistica del posto. Subito dopo l’acquisto, la Famiglia Casillo ha arricchito la struttura con uliveti e altri alberi da frutto come mandorli e ciliegi.

Il primo proprietario della Masseria settecentesca, fino agli anni ’50, fu il Signor Tarantini un ricco latifondista della zona, che per primo capì l’alta vocazione zootecnica del luogo.

I primi vigneti impiantati nel 2002, producono le uve che danno origine a tutta la gamma dei nostri vini.

Masseria Faraona, nel rispetto della sua storia, continua a diffondere la cultura e coltura territoriale con una produzione di vini a base di vitigni autoctoni: Bombino Bianco, Nero di Troia e Bombino Nero.

Conoscere la terra, capirne la vocazione, curarla e lavorarla ogni giorno con passione: la produzione di vino non è un luogo comune ma una vera e propria missione che parte dall’amore smisurato per le proprie radici.

La strategia per vincere la sfida della globalizzazione è senz’altro l’affermazione della “tipicità”, come idea di un territorio che vuole rimanere “unico” nella sua identità.

Il concetto di “unico” è fatto di esperienze e tecniche consolidate nel tempo: un vero e proprio patrimonio autoctono come cultura di un popolo.

Masseria Faraona ha una missione chiara: quella di preservare la viticoltura storica dell’Alta Murgia; il lavoro di ricerca e vinificazione delle varietà autoctone continua costantemente con dedizione.

Le Persone

La tutela e la valorizzazione dei vitigni autoctoni pugliesi è uno degli obbiettivi cui ogni giorno lavoriamo affinché la loro storia ed essenza venga trasferita in succulenti calici di vino.

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Pasquale Cinone

Amministratore Unico

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Vincenzo Mercurio

Winemaker

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Fabrizio Colella

Responsabile Commerciale

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Sara de Trizio

Qualità e Sicurezza Alimentare

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Francesco Scaringella

Responsabile Amministrazione

LA NOSTRA PASSIONE

Terra e Coltivazione

L’origine del termine Murgia deriva dal latino murex, che significa roccia e richiama perfettamente la morfologia calcarea del territorio, disseminato di doline, gravine, inghiottitoi e grotte. Il suolo di questa zona della Puglia è ricco di minerali e presenta una struttura calcarea che conferisce mineralità e leggerezza ai vini. I nostri vigneti si trovano nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia e ne rispettano necessariamente tutti i vincoli a tutela dell’ecosistema naturale.

I terreni pietrosi si trovano ad un’altitudine tra i 450 e i 500 m.s.l.m. con una buona esposizione solare ed evidenti escursioni termiche giornaliere; le vigne si distendono ai piedi del Castel del Monte.

Ordine e controllo costante sono i capi saldi dell’attività quotidiana di Masseria Faraona; un lavoro che consente di gestire i vigneti in modo naturale, con un basso impatto ambientale e nel rispetto dell’equilibrio del territorio in cui affondano le loro radici.

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La Puglia è una regione capace di innovare conservando, diventando così la culla ideale per una ricca biodiversità; lo sviluppo dell’agricoltura ha contribuito anche ad una maggiore consapevolezza delle potenzialità turistiche della zona. Fin dall’antichità, nell’Alta Murgia in particolare ma anche nel resto della regione, l’uomo ha imparato a mescolarsi con l’ambiente scegliendo e coltivando alcune specie piuttosto che altre. L’uva ha sempre avuto un ruolo principale. Anticamente la coltivazione della vite maggiormente praticata era l’Alberello; sistema di allevamento introdotto dai greci che ancora oggi si trova nel territorio anche se in piccoli appezzamenti. La vite era generalmente allevata ad alberello, un sistema introdotto dai greci. Questa forma di viticoltura è caratterizzata dal piccolo rendimento produttivo a favore della qualità e dalla minore azione climatica sulla pianta stessa, date le piccole dimensioni: il fusto infatti è alto dai 40 ai 120 cm e non consente l’ausilio di sostegni. In questo caso al piccolo alberello si pratica una potatura corta per l’allevamento in vaso e cortissima per l’alberello greco.

Prima dell’ultimo trentennio, da quando il mercato si è spostato verso una vinificazione sempre più qualitativa che guarda anche al rispetto dell’ambiente e di tutto l’ecosistema, la produzione di vino era fatta, nella maggior parte dei casi, in modo “amatoriale”. La maggioranza dei proprietari di vigneti producevano vino per berlo in famiglia e tra amici, senza considerare investimenti in cantine e impianti per una produzione più in larga scala. Col tempo il produttore stesso diviene strumento di produzione e sviluppo della propria attività, aumentando in consapevolezza e professionalità nel settore.

LA NOSTRA PASSIONE

Vitigni e Vigneti

La Puglia, storicamente ricca di varietà autoctone eccellenti, è nota per essere la terra natia di uve antiche e di grande importanza. Il settore vinicolo, in grande espansione sia in termini di ettari sia per quanto riguarda i “follower”, si fa portavoce anche di enogastronomia e turismo regionale.

Nella zona di Castel del Monte, per merito soprattutto di due famiglie di agricoltori a fine 1800, Rogadeo e Jatta, la viticoltura ha iniziato a godere di fama e notorietà; i vitigni favoriti erano Uva di Troia, Bombino Nero e Bianco e Pampanuto. Nella zona delle “Matine” i Rogadeo realizzarono un moderno stabilimento, di locomobile a vapore e vasche in cemento rivestite di vetro, per una capacità di 15.000 ettolitri. Sotto la direzione tecnica di un enologo francese, si produsse per la prima volta un vino rosato da Bombino Nero che, nel 1895, fu inviato alla mostra enologica di Milano e si aggiudicò la medaglia d’oro; uno dei primissimi vini pugliesi a varcare i confini regionali.

I vitigni che coltiviamo a Masseria Faraona sono tra i più ricchi di aneddoti e leggende, come per esempio le origini del Nero di Troia; ma il fascino del vino si sa, vive anche di suggestioni che vanno oltre il solo aspetto sensoriale.

Nero di Troia, Bombino Bianco, Bombino Nero e Pampanuto sono vitigni molto antichi da cui Masseria Faraona ricava i suoi vini prestigiosi.

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Nella lista degli autoctoni preservati da Masseria Faraona, spicca il Nero di Troia, che oggi viene considerato il terzo grande vitigno a bacca nera della Puglia.

La mitologia narra che Diomede, al termine della guerra di Troia, sbarcò nella Daunia, risalì il fiume Ofanto, si fermò in una zona che venne chiamata Campi Diomedei e qui piantò i tralci di vite che aveva portato con sé.

Altri studiosi fanno derivare l’origine del vitigno dalla cittadina di Troia, alle appendici del subappennino Dauno ad ovest di Foggia, fondata da coloni greci intorno al 700 a.c.  

Un vitigno simile all’uva di Troia lo cita Omero nel libro dell’Iliade; tuttavia la prima documentazione storica riporta un “corposo vino di Troia”, bevuto alla corte di Federico II di Svevia, essendo questo vitigno molto coltivato nell’area dell’alto barese già intorno all’anno Mille.

Altre ipotesi richiamano una sua provenienza alla città albanese di Cruja.  

Nella seconda metà dell’Ottocento, il Nero di Troia ha vissuto un periodo di buona espansione grazie al lavoro dei latifondisti locali; le superfici coltivate a vigna raggiunsero i 13 mila ettari, ma nell’ultimo trentennio sono andate diminuendo fino ai 1.429 ettari nel 2010, con una lenta ripresa negli ultimi anni.

Molti sono i sinonimi del “Nero”, da quelli dialettali come “Uva di Canosa”, “Uva di Barletta”, “Uva della Marina”, a quelli riconosciuti ufficialmente come “Nero di Troia”; il suo territorio per eccellenza sta nella provincia di Foggia, nel nord barese e nella zona di Castel del Monte.

Esistono due espressioni varietali: una con grappolo serrato ed acini grandi chiamata “ruvese”, che è la più diffusa, preferita in passato per le sue alte produzioni ad ettaro; e quella ad acino piccolo e grappolo spargolo chiamata “canosina”, poco produttiva e quindi poco utilizzata anche se, in realtà, oggi le attenzioni degli studiosi si stanno concentrando proprio su quest’ultima, per la produzione di vini di più alta qualità.

Se da 1971 l’Uva di troia rientra tra le varietà registrate per il “Castel del Monte Doc”, precisamente dal 2011 è anche alla base di una delle 4 Docg della Puglia con la denominazione “Castel del Monte Nero di Troia Docg”.

Consulta il disciplinare di produzione Castel del Monte DOC

È un autoctono coltivato quasi esclusivamente in Puglia. Di origine incerta, è presente in Puglia sicuramente da un periodo precedente al Bollettino Ampelografico del 1875.

Il nome potrebbe derivare o dalla forma del grappolo (grande e compatto, con due ali), che per alcuni osservatori ricorda la forma di un bambino con le braccia distese; oppure da “buonvino”, in quanto capace di dare costanti produzioni e soprattutto un’elevata resa in mosto. Uva utilizzata esclusivamente per la vinificazione e conferisce al prodotto finale un corredo aromatico fine. Anche il Bombino nero ha acquisito col tempo sempre più importanza, tanto da divenire anch’esso un “vitigno a denominazione” come “Castel del Monte Bombino Nero Docg” nel 2011.

Consulta il disciplinare di produzione Castel del Monte Bombino Nero DOCG

Dall’origine probabilmente spagnola o comunque dal bacino mediterraneo, si è anche sviluppato maggiormente in Puglia e altre regioni d’Italia nel corso degli anni. Più verosimilmente, acclarata la provenienza iberica, “Bombino” deriva da “Bonvino” in quanto la lettera “v” in spagnolo si pronuncia come in italiano “b”. Il termine “Bombino” sta quindi ad indicare “vino buono”.

È anch’esso un vitigno che si caratterizza per l’alta resa in mosto e buona resistenza alle avversità climatiche; proprio per questo ha ottenuto nomi particolari in tutta Italia come: “Straccia Cambiale”, “Pagadebit” o “Butta Pezzente”.

Anche il Bombino Bianco, dal 1971, rientra nel “Castel del Monte Doc”; versione in bianco.

Consulta il disciplinare di produzione Castel del Monte DOC

Fonti: D. Antonacci, I Vitigni dei Vini di Puglia - Renzo Angelini, La vite e il vino - www.leterredifederico.it - www.italiapiu.net - www.wikitecnica.com - www.italiaatavola.net - www.quattrocalici.it - www.assovini.it - www.vinoway.com

Masseria Faraona